venerdì 16 agosto 2013

Un tranquillo week-end

Siamo arrivati a Tshimbulu da una settimana ed ecco il primo vero week-end. Ci riposeremo? Venerdì sera inizia con una telefonata: occorre andare a prendere una donna incita a Tshimayi, uno dei centri di santé di Tshimbulu. Monique ha subito già un cesareo ed è anemica. L’infermiere responsabile non se la sente di farla partorire lì e preferisce mandarla in ospedale. Valerio prende la macchina con due volontari per spingerla (il fuoristrada parte solo a spinta.....) dopo vari tentativi inutili si chiamano il meccanico e l’autista. Neanche loro riescono a fare il “miracolo” e si decide di andare a prendere la donna con il camion, l’unico mezzo funzionante. Fine tragica, nonostante l’intervento d’urgenza in sala operatoria il bambino era già morto. La mamma si salva ma ha riportato una rottura uterina. Sabato pomeriggio arriva la prima telefonata. Occorre andare a Kamponde a prendere una donna. Aspetta due gemelli, il primo è nato mentre il secondo non vuole uscire. La macchina era stata riparata in mattinata e quindi, sempre a spinta, parte. Insieme con l’autista c’è l’infermiere. Arrivano in ospedale con due donne: Jaquie et Tantine... la prima è portata in sala operatoria. La seconda l’hanno raccolta per strada. E’ al settimo mese di gravidanza e aveva delle perdite di sangue, così ha deciso di inccaminarsi verso l’ospedale per un controllo ed evitare una nascita prematura. Fortunatamente ha incrociato la macchina e ha fatto un pezzo di strada seduta. Mentre la macchina è via arriva un’altra telefonata. Sempre da Tshimayi, sempre una donna incinta. Occorre aspettare che il veicolo rientri per andare a cercarla ma lei, che conosce la situazione della strade, decide di venire a piedi. E così passo dopo passo raggiunge l’ospedale, prima del rientro della macchina. Madò è al quinto mese di gravidanza ed ha la malaria, una malattia particolarmente pericolosa in gravidanza. Intanto la Muambyui (letteralmente la mamma di due gemelli) è riuscita ad avere anche il secondo gemello, con un’operazione, certo, ma è vivo. Domenica mattina di buon ora ecco un’altra telefonata, da Fwamba, villaggio a 18 Km da Tshimbulu. U’altra donna incinta. L’autista e l’infermiere, sempre disponibili, partono e dopo meno di un’oretta tornano..... a piedi. La macchina si è fermata e non ne vuole sapere di ripartire. Si chiama l’infermiere del centro di santé di Fwamba e gli si chiede di far arrivare la paziente in moto. Intanto la macchina rientra in ospedale trainata con il trattore. Il medico e gli infermieri, come sempre, sono allertati e pronti ad intervenire. Ed iniziano ad aspettare la donna che arriva, in bicicletta, alle 16!!!! Troppo tardi: Godet ha una rottura uterina e il bambino è già morto. Ecco quindi il bilancio del week-end: 5 donne arrivate in ospedale in modo periglioso, tutte salve ma 2 lacerazioni dell’utero e 2 bambini morti. Si poteva fare meglio? Noi abbiamo un fuoristrada che serve per i trasporti normali e che si usa in caso d’urgenza ma non è attrezzato come un’ambulanza dovrebbe essere e oramai da talmente tanti problemi... Occorre un’ambulanza, cioè un fuoristrada (date le condizioni delle strade) attrezzato come un’ambulanza. E occorre il prima possibile perché se è vero che riusciamo a salvare le mamme, i bambini purtroppo non sono così “fortunati”.